Dante Alighieri
Durante Alighieri - Dantis Alagherii de Florentia
29 maggio 1265
Firenze - Italia
Fu un mercoledì di 748 anni fa.
---Scomparve il
14 settembre 1321
Ravenna - Italia
Aveva 56 anni.
Poeta, politico.
In realtà, la data di nascita non è nota, si sa solo che è compresa tra il 18 maggio e il 17 giugno, poiché si sa che Dante era del segno dei gemelli. Di famiglia aristocratica. Dato che suo padre era un Guelfo (bianco), anche lui seguì questa linea politica (anche con partecipazioni militari) contro i Ghibellini. Dopo essere entrato, nel 1295, nella vita politica fiorentina iscrivendosi all'arte dei medici e degli speziali, nel 1300 fu uno dei sei priori nominati al fine del mantenimento della pace tra Guelfi bianchi e neri e successivamente fu uno dei tre ambasciatori mandati a Roma al fine di evitare l'intervento papale (voluto dai neri). Nel 1302 (dopo il sopravvento dei neri sui bianchi) fu accusato di concussione e quindi mandato in esilio (condannato a morte nel caso fosse tornato a Firenze) da dove non tornò mai più. Morì infatti a Ravenna, nel 1321, senza aver mai più rivisto la sua Firenze. Alcune sue opere: Vita Nuova, Le Rime, alcuni trattati dottrinali (il Convivio, la Monarchia, il De Vulgari Eloquentia, le Epistole) e naturalmente la Divina Commedia.
In realtà, la data di nascita non è nota, si sa solo che è compresa tra il 18 maggio e il 17 giugno, poiché si sa che Dante era del segno dei gemelli. Di famiglia aristocratica. Dato che suo padre era un Guelfo (bianco), anche lui seguì questa linea politica (anche con partecipazioni militari) contro i Ghibellini. Dopo essere entrato, nel 1295, nella vita politica fiorentina iscrivendosi all'arte dei medici e degli speziali, nel 1300 fu uno dei sei priori nominati al fine del mantenimento della pace tra Guelfi bianchi e neri e successivamente fu uno dei tre ambasciatori mandati a Roma al fine di evitare l'intervento papale (voluto dai neri). Nel 1302 (dopo il sopravvento dei neri sui bianchi) fu accusato di concussione e quindi mandato in esilio (condannato a morte nel caso fosse tornato a Firenze) da dove non tornò mai più. Morì infatti a Ravenna, nel 1321, senza aver mai più rivisto la sua Firenze. Alcune sue opere: Vita Nuova, Le Rime, alcuni trattati dottrinali (il Convivio, la Monarchia, il De Vulgari Eloquentia, le Epistole) e naturalmente la Divina Commedia.
Jeff Buckley
Jeffrey Scott Buckley
29 maggio 1997
Memphis, Tennessee - U.S.A.
Fu un giovedì di 16 anni fa.
Aveva 31 anni.
---Nacque il
17 novembre 1966
Anaheim, California - U.S.A.
Cantautore.

Figlio di Tim Buckley
e della violoncellista Mary Guibert. La madre divorziò dal marito per
risposarsi con Ron Moorhead. Jeff cominciò ad avvicinarsi alla musica
suonando la chitarra e diplomandosi nel 1985. Iniziò la carriera di
musicista e cantante cinque anni dopo, insieme al produttore musicale
Hal Willner, che lo invitò a suonare al “Greetings for Tim Buckley”;
momento fondamentale per Jeff che conobbe Gary Lucas, con il quale
scrisse brani famosi come “Grace”. Nel 1992 la svolta discografica: Jeff
firmò un contratto con la Columbia Records; dopo uno showcase tour tra
U.S.A. e vecchio continente, pubblicò il suo album, “Grace”. In
quest’album Jeff suonò la chitarra, l’organo, l’harmonium e fu
accompagnato al basso da Mick Grondhal, Matt Johnson alla batteria e
Gary Lucas alle chitarre. Ottenne il disco d’oro in Francia e Australia,
si esibì con Luciano Libague per le date del tour italiano. Jeff
ottenne un successo immediato. Tra gli anni 1996 e 1997 lavorò al nuovo
album, che però non vide pubblicato. Il titolo è “Sketches for My
Sweetheart the Drunk”. Il 29 maggio 1997 si recò all’aereoporto di
Memphis, decise in compagnia di un amico di fermarsi sulla riva del Wolf
River; si immerse nel fiume vestito e morì; le indagini stabilirono che
non era sotto effetto di droghe né di alcool. Successivamente alla sua
morte, uscirono altri album, come “Mystery White Boy” del 2000 e due
live, uno a Chicago nello stesso anno e l’altro a Olympia nel 2001. Una
delle sue più conosciute canzoni è la cover di Leonard Cohen
“Halleluja”.
29 maggio: Tragedia stadio Heysel finale Coppa Campioni
ID: 337
Tragedia stadio Heysel finale Coppa Campioni
29 maggio 1985
Bruxelles - Belgio
Fu un mercoledì di 28 anni fa.
Fu in occasione della prima finale di Coppa dei
Campioni della Juventus di Trapattoni (contro il Liverpool), allo
stadio Heysel (poi ristrutturato e rinominato Re Baldovino) di Bruxelles
che si consumò una delle più grandi tragedie del calcio e dello sport
in generale, dato che morirono 39 persone (32 italiani, 2 frances1, 4
belgi e un irlandese) perchè soffocate e schiacciate dalla folla in
fuga.
Prima ancora del fischio di inizio, verso le 19:20, un gruppo di
Hooligans ubriachi sfondarono le fragili reti divisorie ed invasero la
curva della Juve (settore Z) provocando la fuga dei tifosi juventini che
si accalcarono contro un muro che alla fine crollò permettendo la fuga
di molti ma non risparmiò le 39 vittime e le decine di feriti (in tutto
370).
Nonostante il gravissimo avvenimento e contro la volontà delle squadre, la partità fu giocata ugualmente (il presidente del UEFA e le autorità militari locali temettero ulteriori gravi problemi di ordine pubblico) e vinta dalla Juventus (seppure grazie ad un contestatissimo rigore realizzato poi da Michel Platini al 57° minuto di gioco) che portò così a casa il suo primo trofeo di Coppa dei Campioni. Al fischio finale i giocatori esultarono forse oltremisura, tuttavia, Michel Platini spiegò la cosa con una frase celebre: "Quanod l'acrobata cade, entrano in campo i clown...".
Dopo diversi processi, fu riconosciuta la responsabilità oggettiva dell'UEFA che scelse di far giocare quella partita in uno stadio fatiscente e con misure di sicurezza molto scarse.
Il sig. Otello Lorentini, padre di una delle vittime, fondò poi l'associazione delle vittime dell'Heysel.
In occasione del 25° anniversario della tragedia, il neo presidente della Juventus, Andrea Agnelli, disse: "Ho sempre fatto fatica a sentire mia quella coppa... anche se i giocatori mi hanno sempre detto che fu una partita vera." (Una partita che non avrà mai fine).
Nonostante il gravissimo avvenimento e contro la volontà delle squadre, la partità fu giocata ugualmente (il presidente del UEFA e le autorità militari locali temettero ulteriori gravi problemi di ordine pubblico) e vinta dalla Juventus (seppure grazie ad un contestatissimo rigore realizzato poi da Michel Platini al 57° minuto di gioco) che portò così a casa il suo primo trofeo di Coppa dei Campioni. Al fischio finale i giocatori esultarono forse oltremisura, tuttavia, Michel Platini spiegò la cosa con una frase celebre: "Quanod l'acrobata cade, entrano in campo i clown...".
Dopo diversi processi, fu riconosciuta la responsabilità oggettiva dell'UEFA che scelse di far giocare quella partita in uno stadio fatiscente e con misure di sicurezza molto scarse.
Il sig. Otello Lorentini, padre di una delle vittime, fondò poi l'associazione delle vittime dell'Heysel.
In occasione del 25° anniversario della tragedia, il neo presidente della Juventus, Andrea Agnelli, disse: "Ho sempre fatto fatica a sentire mia quella coppa... anche se i giocatori mi hanno sempre detto che fu una partita vera." (Una partita che non avrà mai fine).
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