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martedì 7 maggio 2013

Poker: Le regole base


Per giocare si utilizza il mazzo francese ed in alcune varianti, come il poker all’italiana, si utilizza un numero di carte che dipende dal numero di giocatori. Il numero di giocatori allo stesso tavolo può variare da 2 a 10, con varianti a seconda del tipo di gioco. Nel poker all’italiana, ad esempio, il numero di giocatori varia da 4 a 6. Le carte utilizzate sono, nella versione di Poker classica, quelle che vanno dall’Asso al Re di ciascun seme, mentre nella variante italiana la carta più bassa  sarà data dal valore 11 meno il numero di giocatori, includendo però sempre l’Asso. In questa variante, non esiste la possibilità di una eventuale mano di parità fra due giocatori. Il Poker è un gioco di scommesse, ma sul tavolo verde si vedrà raramente posare del denaro: si utilizzano invece fiches, o chips, gettoni di un valore definito in modo antecedente alla partita e che vengono fornite in quantità proporzionale al denaro versato. Solo al termine della partita le fiches verranno restituite in cambio del corrispondente valore in denaro. Nel caso in cui, invece, ci troviamo davanti del denaro reale è perché siamo di fronte ad una partita cash. Ogni specialità o variante del Poker puo’ essere giocata in modo Limit, ovvero con puntate limitate, oppure No-Limit, ovvero senza limite per le puntate. Nella maggior parte delle specialità, il Poker vede come avversari gli altri partecipanti al tavolo, mentre nel Caribbean Stud l’avversario da battere è il dealer. Le combinazioni del Poker rimangono invariate in tutte le specialità, così come invariato è l‘ordine con cui si è chiamati a parlare, ovvero in senso orario rispetto al dealer. Imparare le basi del gioco del Poker è in realtà abbastanza semplice: le combinazioni da ricordare sono relativamente poche ed è quindi sufficientemente breve il tempo che serve per imparare quello che serve per sapere se e quando passare, ovvero il range di probabilità che una certa combinazione ha di essere vincente. Molto meno semplice districarsi fra le diverse specialità, molte delle quali premiano strategie di gioco assai diverse fra di loro, o differenziare il nostro gioco a seconda del numero di partecipanti al tavolo o, ancora, renderci incomprensibili agli occhi dell’avversario in un hand-on.Alcune particolarità - Esistono diverse varianti del Poker, ciascuna con regole che la differenziano dalle altre, e prima di sedersi al tavolo è importante sapere a che tavolo ci stiamo sedendo: Poker è, in realtà, un nome per indicare diverse discipline ed ancor più numerose varianti.
Esistono anche diversi tipi di torneo, alcuni che comprendono più di una specialità, come l’H.O.R.S.E., che comprende Holden, Omaha, Razz, Seven Card Stud, Eight (o Seven Card Stud Hi-Lo), oppure l’H.O.R.S.E., simile al torneo precedente a senza il Razz.
Qualunque sia la specialità, il Poker prevede la distribuzione di un certo numero di carte ai singoli giocatori, con possibilità di cambiarle in alcune specialità o con 5 carte che vengono via via scoperte sul tavolo e possono essere utilizzate da tutti i giocatori in altre specialità. In generale comunque, prima di addentrarsi nelle diverse specialità, è bene prendere confidenza almeno con la forma classica del gioco, ovvero quella con le 5 carte coperte distribuite, di cui se ne possono cambiare fino a 4.

Questo ci abituerà a capire quando e come una mano puo’ essere migliorata e ci renderà consapevoli di alcuni piccoli accorgimenti da utilizzare sempre, qualunque sia la specialità o variate: quando siamo di mano, smazziamo almeno tre volte prima di distribuire le carte, distribuiamo le carte velocemente ma senza lanciarle e senza farle passare sopra a superfici che possono essere riflettenti, quando passiamo, gettiamo le nostre carte avendo cura di no farle vedere per non scoprire il nostro stile di gioco.
In conclusione, solo l’esperienza insegnerà a guardare e decifrare avversari sempre più forti. Giochiamo quindi con persone più esperte di noi: se ben sfruttate, queste saranno le sconfitte che preparano la strada alle vittorie.
Nel Texas Hold’em, una delle cose più importanti da imparare subito è capire quando giocare, quando rilanciare e quando invece foldare senza remore. Stiamo parlando, naturalmente, delle starting hands, come vengono indicate le mani nella fase per-flop.
Cos’è il Kicker? La carta kicker è, tra le due che si ricevono, quella più bassa. due carte coperte, la più bassa è il kicker. Il Kicker è importantissimo perché, a parità di punto, il giocatore vincente sarà quello cui entrerà il kicker più alto.
Esempio: io ho A9, il mio avversario A10. Se a terra le carte sono 345 A Q, entrambi avremo una coppia di assi, ma il vincitore del piatto sarà lui perché entrerà il kicker 10. Morale: non basta avere una sola carta alta per lanciarsi, è molto importante anche la carta d’accompagnamento.
Non esiste una legge matematica, la scelta dipende dal posto che si occupa, dal numero di giocatori, dalle chips che si possiedono e che hanno gli altri, dall’indole personale, dal tipo di gioco e da molti altri fattori, non ultimi quelli psicologici. Ma, in linea di massima, esistono dei “modelli di comportamento”, più o meno standardizzati, che danno ottime indicazioni su come e con quali carte iniziare una mano di Texana.
La prima indicazione: se avete una coppia alta (AA. KK, QQ, JJ), o due carte alte dello stesso seme (suited), come AKs, KQs, AQs, avete ottime speranze, onorate le carte chiamando il call o, meglio ancora, iniziando subito ad aggredire gli altri giocatori con un raise (rilancio).
La seconda indicazione: con tutte le altre carte, ponderate. Se avete mani diverse da quelle “premium”, valutate bene se lanciarvi o meno alla rincorsa del piatto. In generale è consigliato callare con carte medie suited, tralasciando tutte le altre. E le coppie basse? Alcuni vi direbbero di lanciarvi a spada tratta nella loro difesa. Io consiglierei, anche in questo caso, di valutare tutte le variabili, piuttosto che lanciarsi a testa bassa. Ad esempio: più giocatori dentro significa maggiore probabilità che qualcuno scavalchi la mia coppietta 55. E allora che si fa? Si spera nella fortuna e in un tris di 5 quando in tutto il mazzo ne sono rimasti solo altri due?
La terza indicazione: il posto al tavolo è fondamentale. Se abbiamo una buona posizione – ultimi di mano –avremo un vantaggio importante sui nostri avversari: saremo gli ultimi a parlare, potremo intuire le loro carte dalle giocate che fanno e callare/rilanciare anche con mani non troppo forti.
La quarta indicazione: il testa a testa è tutt’altro paio di maniche. Un limbo in cui i consigli sensati possono essere stravolti, il momento in cui diventare straordinariamente aggressivi, invadenti.
La quinta indicazione: ricordatevi che il poker è il regno del bluff, sia per voi che per gli altri avversari. Non vi affidate soltanto alle probabilità statistiche, sviluppate un gioco imprevedibile e vario, sfruttate ogni vantaggio, massimizzate ogni mano, sorprendete e divertitevi. Solo così diventerete dei vincenti.
Qui sotto ecco una tabella che consiglia le mani da giocare in caso di coppie (Pairs) e carte dello stesso seme (s). Più sotto ancora la tabella delle starting cards non-suited. Per entrambe le categorie viene consigliato il comportamento da adottare in base alla posizione al tavolo. Rosso = giocale qualsiasi sia la tua posizione. Giallo = giocale se in posizione media o finale. Blu = giocala se sei in ultima posizione. Verde = vorresti giocare queste carte? Stai scherzando, vero?



Una particolare area del cervello si attiva solo se vogliamo bluffare con un altro giocatore. Dovrebbero saperlo gli italiani, grandi giocatori come racconta l'inchiesta in un  numero di Wired



Quando si gioca d'azzardo contro un computer, è inutile qualsiasi bluff: bisogna solo affidarsi alla bravura e, più spesso, alla fortuna. La considerazione è ovvia, vero, e come racconta l' inchiesta di Wired in edicola questo mese, i milioni di italiani dediti alle scommesse venerano moltissimo la dea bendata. Meno ovvio, però, è quello che accade nel nostro cervello a seconda che dall'altra parte del tavolo verde via sia un nostro simile o dei chip di silicio. Ci sono circuiti neuronali, infatti, che entrano in azione solo quando è in ballo l’interazione con altre persone.

A dimostrarlo, in uno studio pubblicato su Science, è un gruppo di ricerca coordinato da McKell Carter della Duke University, negli Stati Uniti. Organizzando partite a poker, i ricercatori hanno scovato un’area dalla cui attività è possibile predire le mosse di un giocatore, ma solo se compete con un avversario in carne e ossa.

È sempre più evidente che, in ambito sociale, il funzionamento del cervello umano è molto più raffinato e flessibile di quanto si pensasse. La sua competenza sociale, cioè, è molto elevata: siamo perfettamente in grado di leggere i segnali, le strategie e le motivazioni degli altri per programmare al meglio le nostre azioni, e le mosse di un avversario, che tenga in mano 5 carte o meno, influenzano il nostro modo di ragionare. La riprova arriva dallo studio dell’equipe di Carter, che ha osservato con risonanza magnetica funzionale (fMri) il cervello di 18 volontari - giocatori principianti - impegnati in una partita a poker virtuale (una versione semplificata, con una sola carta su cui scommettere) per scoprire quali aree cerebrali si attivano nel prendere una decisione quando si ha di fronte un avversario reale o virtuale.

Prima di cominciare una mano, il giocatore scopriva chi era seduto dall’altra parte del tavolo: una persona in carne e ossa o un computer. Poi riceveva una carta, che poteva essere alta o bassa. Se nel primo caso la vittoria era quasi scontata, nel secondo l’unica possibilità di avere la meglio era bluffare in modo convincente. Monitorando con fMri l’attività di 55 regioni cerebrali differenti, i ricercatori hanno scoperto che solo una portava informazioni rilevanti per leggere il comportamento del giocatore, la giunzione temporo-parietale (Tpj). Dall’attività di quest’area era possibile predire un bluff, ma solo se il giocatore aveva di fronte un avversario reale.

In un certo senso, è come se la Tpj elaborasse le informazioni biologiche (chi ho davanti?) per poi mettere in moto i suoi circuiti decisionali. “ Le informazioni di natura sociale portano il nostro cervello a giocare con regole diverse rispetto a quanto accade in un contesto non sociale – commenta Scott Huettel, altro autore dello studio – e capire in che modo identifichiamo collaboratori e competitori potrebbe aiutare a comprendere meglio fenomeni sociali come la deumanizzazione o l’empatia”.(WEB)

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