Per giocare si utilizza il mazzo francese ed in alcune varianti, come
il poker all’italiana, si utilizza un numero di carte che dipende dal
numero di giocatori. Il numero di giocatori allo stesso tavolo può
variare da 2 a 10, con varianti a seconda del tipo di gioco. Nel poker
all’italiana, ad esempio, il numero di giocatori varia da 4 a 6. Le
carte utilizzate sono, nella versione di Poker classica, quelle che
vanno dall’Asso al Re di ciascun seme, mentre nella variante italiana la
carta più bassa sarà data dal valore 11 meno il numero di giocatori,
includendo però sempre l’Asso. In questa variante, non esiste la
possibilità di una eventuale mano di parità fra due giocatori. Il Poker è
un gioco di scommesse, ma sul tavolo verde si vedrà raramente posare
del denaro: si utilizzano invece fiches, o chips, gettoni di un valore
definito in modo antecedente alla partita e che vengono fornite in
quantità proporzionale al denaro versato. Solo al termine della partita
le fiches verranno restituite in cambio del corrispondente valore in
denaro. Nel caso in cui, invece, ci troviamo davanti del denaro reale è
perché siamo di fronte ad una partita cash. Ogni specialità o variante
del Poker puo’ essere giocata in modo Limit, ovvero con puntate
limitate, oppure No-Limit, ovvero senza limite per le puntate. Nella
maggior parte delle specialità, il Poker vede come avversari gli altri
partecipanti al tavolo, mentre nel Caribbean Stud l’avversario da
battere è il dealer. Le combinazioni del Poker rimangono invariate in
tutte le specialità, così come invariato è l‘ordine con cui si è
chiamati a parlare, ovvero in senso orario rispetto al dealer. Imparare
le basi del gioco del Poker è in realtà abbastanza semplice: le
combinazioni da ricordare sono relativamente poche ed è quindi
sufficientemente breve il tempo che serve per imparare quello che serve
per sapere se e quando passare, ovvero il range di probabilità che una
certa combinazione ha di essere vincente. Molto meno semplice
districarsi fra le diverse specialità, molte delle quali premiano
strategie di gioco assai diverse fra di loro, o differenziare il nostro
gioco a seconda del numero di partecipanti al tavolo o, ancora, renderci
incomprensibili agli occhi dell’avversario in un hand-on.Alcune particolarità
- Esistono diverse varianti del Poker, ciascuna con regole che la
differenziano dalle altre, e prima di sedersi al tavolo è importante
sapere a che tavolo ci stiamo sedendo: Poker è, in realtà, un nome per
indicare diverse discipline ed ancor più numerose varianti.
Esistono
anche diversi tipi di torneo, alcuni che comprendono più di una
specialità, come l’H.O.R.S.E., che comprende Holden, Omaha, Razz, Seven
Card Stud, Eight (o Seven Card Stud Hi-Lo), oppure l’H.O.R.S.E., simile
al torneo precedente a senza il Razz.
Qualunque sia la specialità, il
Poker prevede la distribuzione di un certo numero di carte ai singoli
giocatori, con possibilità di cambiarle in alcune specialità o con 5
carte che vengono via via scoperte sul tavolo e possono essere
utilizzate da tutti i giocatori in altre specialità. In generale
comunque, prima di addentrarsi nelle diverse specialità, è bene prendere
confidenza almeno con la forma classica del gioco, ovvero quella con le
5 carte coperte distribuite, di cui se ne possono cambiare fino a 4.
Questo ci abituerà a capire quando e come una mano puo’ essere
migliorata e ci renderà consapevoli di alcuni piccoli accorgimenti da
utilizzare sempre, qualunque sia la specialità o variate: quando siamo
di mano, smazziamo almeno tre volte prima di distribuire le carte,
distribuiamo le carte velocemente ma senza lanciarle e senza farle
passare sopra a superfici che possono essere riflettenti, quando
passiamo, gettiamo le nostre carte avendo cura di no farle vedere per
non scoprire il nostro stile di gioco.
In conclusione, solo
l’esperienza insegnerà a guardare e decifrare avversari sempre più
forti. Giochiamo quindi con persone più esperte di noi: se ben
sfruttate, queste saranno le sconfitte che preparano la strada alle
vittorie.
Nel Texas Hold’em, una delle cose più importanti da imparare subito è
capire quando giocare, quando rilanciare e quando invece foldare senza
remore. Stiamo parlando, naturalmente, delle starting hands, come
vengono indicate le mani nella fase per-flop.
Cos’è il Kicker? La carta kicker è, tra le due che si ricevono,
quella più bassa. due carte coperte, la più bassa è il kicker. Il Kicker
è importantissimo perché, a parità di punto, il giocatore vincente sarà
quello cui entrerà il kicker più alto.
Esempio: io ho A9, il mio avversario A10. Se a terra le carte sono
345 A Q, entrambi avremo una coppia di assi, ma il vincitore del piatto
sarà lui perché entrerà il kicker 10. Morale: non basta avere una sola
carta alta per lanciarsi, è molto importante anche la carta
d’accompagnamento.
Non esiste una legge matematica, la scelta dipende dal posto che si
occupa, dal numero di giocatori, dalle chips che si possiedono e che
hanno gli altri, dall’indole personale, dal tipo di gioco e da molti
altri fattori, non ultimi quelli psicologici. Ma, in linea di massima,
esistono dei “modelli di comportamento”, più o meno standardizzati, che
danno ottime indicazioni su come e con quali carte iniziare una mano di
Texana. La prima indicazione: se avete una coppia alta (AA.
KK, QQ, JJ), o due carte alte dello stesso seme (suited), come AKs, KQs,
AQs, avete ottime speranze, onorate le carte chiamando il call o,
meglio ancora, iniziando subito ad aggredire gli altri giocatori con un
raise (rilancio). La seconda indicazione: con tutte le altre carte,
ponderate. Se avete mani diverse da quelle “premium”, valutate bene se
lanciarvi o meno alla rincorsa del piatto. In generale è consigliato
callare con carte medie suited, tralasciando tutte le altre. E le coppie
basse? Alcuni vi direbbero di lanciarvi a spada tratta nella loro
difesa. Io consiglierei, anche in questo caso, di valutare tutte le
variabili, piuttosto che lanciarsi a testa bassa. Ad esempio: più
giocatori dentro significa maggiore probabilità che qualcuno scavalchi
la mia coppietta 55. E allora che si fa? Si spera nella fortuna e in un
tris di 5 quando in tutto il mazzo ne sono rimasti solo altri due? La terza indicazione: il posto al tavolo è
fondamentale. Se abbiamo una buona posizione – ultimi di mano –avremo un
vantaggio importante sui nostri avversari: saremo gli ultimi a parlare,
potremo intuire le loro carte dalle giocate che fanno e
callare/rilanciare anche con mani non troppo forti. La quarta indicazione: il testa a testa è tutt’altro
paio di maniche. Un limbo in cui i consigli sensati possono essere
stravolti, il momento in cui diventare straordinariamente aggressivi,
invadenti. La quinta indicazione: ricordatevi che il poker è il
regno del bluff, sia per voi che per gli altri avversari. Non vi
affidate soltanto alle probabilità statistiche, sviluppate un gioco
imprevedibile e vario, sfruttate ogni vantaggio, massimizzate ogni mano,
sorprendete e divertitevi. Solo così diventerete dei vincenti.
Qui sotto ecco una tabella che consiglia le mani da giocare in caso
di coppie (Pairs) e carte dello stesso seme (s). Più sotto ancora la
tabella delle starting cards non-suited. Per entrambe le categorie viene
consigliato il comportamento da adottare in base alla posizione al
tavolo. Rosso = giocale qualsiasi sia la tua posizione. Giallo = giocale
se in posizione media o finale. Blu = giocala se sei in ultima
posizione. Verde = vorresti giocare queste carte? Stai scherzando, vero?
Una particolare area del cervello si attiva solo se vogliamo bluffare
con un altro giocatore. Dovrebbero saperlo gli italiani, grandi giocatori come racconta l'inchiesta in un numero di Wired
Quando si
gioca d'azzardo contro un computer, è inutile qualsiasi bluff: bisogna solo affidarsi alla
bravura e, più spesso, alla
fortuna. La considerazione è ovvia, vero, e come racconta l'
inchiesta di Wired
in edicola questo mese, i milioni di italiani dediti alle scommesse
venerano moltissimo la dea bendata. Meno ovvio, però, è quello che
accade nel nostro
cervello a seconda che dall'altra parte del tavolo
verde via sia un nostro simile o dei chip di silicio. Ci sono circuiti
neuronali, infatti, che entrano in azione solo quando è in ballo
l’interazione con altre persone.
A dimostrarlo, in uno studio pubblicato su
Science, è un gruppo di ricerca coordinato da
McKell Carter della
Duke University, negli Stati Uniti. Organizzando partite a
poker, i ricercatori hanno scovato un’area dalla cui attività è possibile
predire le mosse di un giocatore, ma solo se compete con un avversario in carne e ossa.
È sempre più evidente che, in ambito sociale, il funzionamento del
cervello umano è molto più raffinato e flessibile di quanto si pensasse. La sua
competenza sociale, cioè, è molto elevata: siamo perfettamente in
grado di leggere i segnali, le strategie e le motivazioni degli altri
per programmare al meglio le nostre azioni, e le mosse di un avversario,
che tenga in mano 5 carte o meno, influenzano il nostro modo di
ragionare. La riprova arriva dallo studio dell’equipe di Carter, che ha
osservato con
risonanza magnetica funzionale (fMri) il cervello di 18 volontari - giocatori principianti - impegnati in una partita a
poker virtuale (una versione semplificata, con una sola carta su
cui scommettere) per scoprire quali aree cerebrali si attivano nel
prendere una decisione quando si ha di fronte un avversario reale o
virtuale.
Prima di cominciare una mano, il giocatore scopriva chi era seduto dall’altra parte del tavolo: una
persona in carne e ossa o un
computer. Poi riceveva una carta, che poteva essere alta o bassa.
Se nel primo caso la vittoria era quasi scontata, nel secondo l’unica
possibilità di avere la meglio era bluffare in modo convincente.
Monitorando con fMri l’attività di 55 regioni cerebrali differenti, i
ricercatori hanno scoperto che solo una portava informazioni rilevanti
per leggere il comportamento del giocatore, la
giunzione temporo-parietale (Tpj). Dall’attività di quest’area era possibile predire un
bluff, ma solo se il giocatore aveva di fronte un avversario reale.
In un certo senso, è come se la Tpj elaborasse le
informazioni biologiche (chi ho davanti?) per poi mettere in moto i suoi
circuiti decisionali. “
Le informazioni di natura sociale portano il nostro cervello a
giocare con regole diverse rispetto a quanto accade in un contesto non
sociale – commenta Scott Huettel, altro autore dello studio –
e capire in che modo identifichiamo collaboratori e competitori
potrebbe aiutare a comprendere meglio fenomeni sociali come la
deumanizzazione o l’empatia”.(WEB)
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