L’origine
delle sirene è antichissima.
Già nella mitologia ellenica le sirene erano creature incantatrici che
attiravano con i loro irresistibili canti i malcapitati marinai verso
le sponde, facendoli naufragare (vedi la leggenda dell’Ulisse di
Omero), oppure erano identificate come mostri con un corpo di uccello e
una testa di donna (nelle storie degli Argonauti). Famose erano le
sirene che abitavano le coste della Magna Grecia: Partenope (che diede
il nome all’antica città di Napoli), Ligea e Leucosia. Nella tradizione europea dal medioevo in poi (dalla descrizione che troviamo nel “Liber Monstrum”, assumono le sembianze di meravigliose creature metà pesce e metà donna, e diventano creature buone, dolci e leggiadre, perdendo la primitiva connotazione malvagia. Tutti i popoli costieri conoscono almeno una sirena, una creatura che li assiste lungo i viaggi per mare e nei momenti più brutti del lavoro di pescatori. La figura della sirena compare in molti bestiari medievali, accanto ad altre creature fantastiche come i draghi e gli unicorni. Secondo alcune leggende nordiche le sirene possono cambiare sembianze a contatto con la terra ferma, trasformando le pinne della coda in gambe e assumendo di nuovo fattezze ittiche al contatto con l'acqua. Molte fiabe raccontano di sirene che vogliono diventare umane a tutti gli effetti, con gambe e braccia al posto della coda e delle pinne. La favola di Andersen, ripresa da Disney nel cartone animato del 1989 “La Sirenetta”, ha fatto della protagonista la più famosa delle sirene di tutti i tempi, un fanciulla graziosa ed innamorata della vita terrestre (e di un bel marinaio). Secondo la mitologia greca le sirene erano dette Nereidi in quanto figlie di Nereus e delle oceanine: erano ricche di fascino, grazia e bellezza; ognuna di esse presiedeva ad un mare od a una parte dell'oceano che ne assumeva in qualche modo la personalità, le qualità ed anche a volte poteva rifletterne l'umore o il particolare stato d'animo. Ogni nereide aveva la sua storia, alcune divennero famose, altre dopo varie peripezie riuscirono ad acquistare l'immortalità. A differenza delle nereidi Tritone, Glauco e altri mostri marini furono generati da Nettuno e Anfitrite Ancora più anticamente tuttavia le nereidi non venivano immaginate con la coda di pesce ma come ragazze con il corpo di uccello che, appollaiate in silenzio sulle rocce mediterranee, aspettavano il passaggio dei naviganti e li ammaliavano con i loro dolci canti. Essi dimenticavano mogli, figli, tutto pur di continuare ad ascoltarle: finivano tra le onde sugli scogli dove le loro ossa restavano a biancheggiare. Si diceva che le nereidi avessero occhi lucenti come gemme, corpo di uccelli e artigli da rapaci. La loro origine misteriosa veniva collegata al mito di Proserpina, la figlia della dea Cerere. Quando Proserpina fu rapita dal dio degli Inferi, Plutone, le giovani amiche della fanciulla che avevano l'incarico di vigilare su di lei, si sentirono in colpa. Sognarono di avere le ali per estendere le ricerche sul mare e, ad un tratto, videro crescere sulle loro bianche braccia, piume dorate e poi le sentirono trasformarsi in ali. I piedi graziosi erano diventati zampe con artigli. Solo la testa era rimasta uguale. Era la punizione di Cerere? La madre, pazza di dolore per la scomparsa della figlia, aveva saputo dalla fonte Aretusa, che sgorgava lì vicino, che la figlia era ormai seduta a fianco di Plutone, nelle profondità della terra. Le fanciulle erano state trasformate in qualcosa di animalesco ma conservavano la conoscenza e la memoria ed avevano avuto in dono l'eternità. Questa loro memoria sconfinata del passato le rese insensibili ai sentimenti umani ma capaci di poteri profetici. La loro conoscenza illimitata era per gli uomini incantatoria. Avvicinandosi alle loro isole ( forse tra Sorrento e Messina ) i marinai avvertivano strane vibrazioni poi voci ammalianti a cui non potevano resistere, dovevano seguirle ed era la loro rovina. Ulisse nel suo lungo viaggio le incontrò ma, avvisato da Circe, seppe superare i loro incantesimi. Con il tempo le Sirene (forse dopo il VII sec. d.C.) cambiarono aspetto e le troviamo raffigurate nella mitologia popolare come donne con ali e coda di pesce. Cominciarono allora a nuotare verso altri mari, fuori dal Mediterraneo, verso l'Islanda, i mari del Nord, l'Oceano Atlantico e i fiordi dei Vichinghi. ( da M. Corti, "Il canto delle Sirene") Le Sirene erano nei lontani tempi mitologici,le affascinanti figlie dell'Oceano. Abitavano presso l'isola di Sardegna e, posate sugli scogli o fra le onde, attendevano i naviganti per incantarli. Avevano volti bellissimi di donna e corpo terminante in coda di pesce, e il loro canto era così armonioso che nessuno poteva ascoltarlo senza esserne ammaliato inesorabilmente. I marinai, per udire le loro voci melodiose, dimenticavano di mangiare e si gettavano sulla tolda, lasciandosi consumare d'inedia,o, attratti dall'irresistibile canto e dai volti delle ammaliatrici, si gettavano a capofitto nel mare. Giasone e i suoi compagni, dopo essere fuggiti rapidamente dalla Colchide col Vello d'Oro che avevano conquistato, si erano diretti verso la Grecia. Avevano attraversato il Mar Nero,risalendo il Danubio e, attraverso il Po e il Rodano erano arrivati all'isola di Sardegna ove stavano in agguato le figlie del mare. Esse, appena videro la bella nave costeggiare le rive, le si avvicinarono e cercarono con i canti dolcissimi accompagnati dal suono della lira, di fermarne il rapido viaggio. Ma Orfeo, il musico divino che faceva parte della spedizione, comprese il pericolo che li circondava e, affinché i marinai non udissero le insidiose canzoni, prese a suonare la sua lira.E la melodia di Orfeo era così deliziosa che tutti gli uccelli accorsero intorno alla nave per ascoltarla, i delfini circondarono la carena incantati, e perfino le Sirene cessarono di modulare le loro canzoni maliarde, sedotte dalla musica del divino Orfeo. Così, nel silenzio religioso degli uomini e degli animali, entro le calme acque del Mar di Sardegna, passò incolume la bella nave. Cantò a lungo, instancabile, modulando dolcissimi accordi, finché la nave non ebbe superato i sinistri paraggi della Sardegna.Le Sirene attesero silenziose e tristi che il canto soave si allontanasse, poi indispettite e umiliate di essere state vinte da Orfeo, si gettarono dalle rocce in mare con i loro strumenti. Giove, pietoso, le mutò in alte scogliere dominanti le acque della Sardegna. Artiicolo preso da Wikipedia Il termine sirena indica una figura antropologica metà pesce e metà donna. Nella tradizione orientale, risalente al 1000 a.C., è metà uccello e metà donna. Quest'ultima tradizione, tipicamente greca, che indica più chiaramente le arpie, le riconosceva figlie di Acheloo e Mnemosine, o Calliope, o Tersicore. Secondo il mito, furono trasformate in tal modo da Demetra per poter cercare Persefone rapita da Plutone (o per punizione per non aver saputo evitare il ratto) o "secondo altri" furono trasformate dalle Muse poiché battute nel canto. Le Sirene sono menzionate per la prima volta da Omero. Nel poema sono due mentre altri autori posteriori ne ricordano quattro: Telete, Redne, Molpe e Telsiope, oppure tre: Pisinoe, Aglaope e Telsiope, conosciute anche coi nomi di Partenope, Leucosia e Ligia. Con il loro canto affascinavano i marinai che erano indotti a schiantarsi sugli scogli dell'isola dove vivevano (identificata con gli scogli di Li Galli, poco a sud della penisola sorrentina). Solo due navi sfuggirono alla morte: quella di Ulisse, di ritorno dalla guerra di Troia, e quella degli Argonauti. L'eroe di Itaca, consigliato da Circe, tappò le orecchie dei compagni con la cera e si fece legare per poterne ascoltare il canto, mentre la nave degli Argonauti si salvò grazie alle doti canore di Orfeo che le batté nel canto; in tale occasione le sirene si buttarono in mare per lo sconforto e furono trasformate in sassi. Si dice che il canto delle sirene rendesse i marinai che l'avevano ascoltato più saggi a causa della loro omniscienza, e che il loro canto potesse addirittura fermare i venti. Nei mari europei, le sirene sono state avvistate dall'antichità fino a tempi piuttosto recenti (inizio '900) nel Mare del nord, nell'Oceano artico e nell'oceano atlantico. Ci sono stati anche vari avvistamenti nell'oceano indiano e nel lontano oceano pacifico. Nell'Irlanda medievale e nel folklore nordeuropeo la figura delle sirene (mermaids) ha avuto larga diffusione, e oltre alle figure femminili vengono rappresentati sireni (mermen). È stato ipotizzato che la sirena fosse in realtà di una specie di mammifero marino, il dugongo, che in antichità era diffuso anche nel Mar mediterraneo e che avrebbe in comune con le sirene le ghiandole mammarie toraciche e l'abitudine di allattare i cuccioli reggendoli con le pinne anteriori: ciò avrebbe fatto immaginare agli antichi marinai mediterranei le leggende delle sirene. Restano però inspiegati i racconti sulla loro voce melodiosa e sulla loro bellezza, che sembrano cozzare in gran contrasto con le caratteristiche del Dugongo. Questa tesi contraria è avvalorata da una celebre frase che Cristoforo Colombo pare abbia detto molti secoli più tardi, nelle quali si faceva riferimento ad un piccolo gruppo di Dugonghi come "brutte sirene". Un altro punto debole della teoria del Dugongo sta nel fatto che le sirene sono state avvistate in diversi tempi, dall'antichità fino a tempi molto recenti e anche in tutte le altre parti del mondo, come prima menzionato, mentre il Dugongo, per quanto un tempo sia stato diffuso anche nel mediterraneo, non fu mai diffuso in tutti gli oceani e i mari del mondo, come provato sia in passato che in tempi recenti. Bisogna valutare oltre i pro, anche i contro della teoria dugongo-sirena. |
mercoledì 3 settembre 2014
La Leggenda sulle Sirene ^__*
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