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martedì 2 settembre 2014

Tradizioni e leggende sul basilico.....(che amo tantissimo)

A parte che er basilico c'incanta
perché profuma mejo de le rose,
cià certe doti medicamentose
che in tanti mali so' 'na mano santa.
Abbasta 'na tisana de 'sta pianta
che mar de testa, coliche ventose,
gastriti, digestioni faticose
e malattie de petto le strapianta.
Pe' via de 'sti miracoli che ho detto,
io ciò 'na farmacia sur terrazzino,
aperta giorno e notte in un vasetto.
Dentro ciò 'no speziale sempre all'opera,
che nun pretenne modulo e bollino,
e nun cé mai pericolo che sciopera.
(Aldo Fabrizi, La pastasciutta)
TRADIZIONI E LEGGENDE SUL BASILICO
La semina del basilico può avvenire in un semenzaio ben riparato a partire dal mese di marzo, mentre da aprile-maggio si può procedere con il trapianto, la semina all'aperto o in vaso. Si può seminare ancora da luglio a settembre per avere il basilico fino all'inizio dell'autunno, purché le nuove piantine vengano poste a riparo dai primi freddi. Le infiorescenze vanno progressivamente cimate, perché dopo la fioritura la pianta inizia rapidamente a perdere il potere aromatico delle foglie. Il basilico può essere conservato facendolo seccare all'ombra oppure surgelato.
In Occidente si attribuisce al basilico un simbolismo erotico che si riflette nella proprietà di favorire il concepimento, tant'è vero che una volta lo si dava come foraggio ad asine e cavalle prima della monta. In Abruzzo, nel Chetino, un giovane contadino si recava a far visita alla fidanzata portandone sull'orecchio un rametto, ma non lo regalava all'amata perché il gesto sarebbe stato interpretato come segno di disprezzo. In Toscana lo si soprannominava "amorino". In Sicilia era simbolo di amore ricambiato, sicché la ragazza che ne metteva da un giorno all'altro un vasetto sul davanzale voleva far sapere di essere innamorata. Ma in alcune zone quel vasetto poteva anche indicare la casa di una prostituta. Il tema del basilico simbolicamente "mezzano" si ritrova in una novella diffusa in tutta l'Italia, e che in Toscana è intitolata "Il Basilicone".
C'era una volta una bella ragazza di nome Caterina, che ogni giorno si recava da una sarta per imparare a cucire. Aveva ricevuto l'ordine di annaffiare ogni mattina una sontuosa pianta di basilico posta sul balcone che si affacciava sulla via principale, dove passeggiava abitualmente il figlio del re. Questi finì per notare non soltanto quella pianta gigantesca ma anche la bella ragazza che l'annaffiava amorevolmente. Sicché un giorno le rivolse la parola: "Bella ragazza di sul balcone, quante foglie ha il vostro basilicone?"
Caterina, intimidita, non seppe cosa rispondere; ma siccome la scena si ripeteva ogni mattina, alla fine si consigliò con la sarta che le suggerì una risposta. Quando il principe le rivolse la solita domanda, lei disse: "E voi, figliolo del re imperiale, quante stelle ci sono in cielo e pesci in mare?"
Il gioco si trasformò a poco a poco in una sequenza di beffe e ripicche, finché il principe, innamoratosi perdutamente della bella Caterina, il cui nome le si addiceva perché le apprendiste sarte hanno come patrona la omonima santa d'Alessandria, decise di sposarla.
Il basilico non è soltanto benefico all'amore: i suoi rami fioriti posti dentro un vaso in una stanza propizierebbero l'amicizia e la concordia familiare. Questa sua funzione si riscontra anche in un'usanza siciliana, riferita dal Pitrè: la cosiddetta "comare di basilico", una forma di comparatico tra donne e ragazze che si stringe scambiando vasi di questa pianticella nel giorno canonico di San Giovanni Battista.
E' insomma una pianta magica che può tuttavia perdere i suoi effetti se la si tocca o la si taglia con il ferro, come riferisce Plinio. La si deve cogliere per pratiche magiche con la mano sinistra e a luna crescente.
Un suo rametto permette infine di capire se una persona è ipocrita o bugiarda: basta, pare, metterne un ramoscello sul suo corpo mentre dorme; se il sospetto è fondato, le foglioline avvizziranno in brevissimo tempo.
Anticamente i contadini sostenevano che si doveva accompagnare la sua semina con ingiurie, maledizioni e imprecazioni affinché crescesse più vigoroso. Da quell'usanza nasce il detto proverbiale "Cantare il basilico", cioè lanciare maledizioni, imprecare contro qualcuno senza misurare le parole.
(Tratto da Alfredo Cattabiani, Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante, Mondadori 1996)
 Sarà...a me piace un sacco e basta

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