Il mio mestiere era questo: raccontare e criticare, criticare e
raccontare, nient’altro. Una cicala in un mondo di api. Avevo rinunciato
a essere un’ape tanti anni fa, quando per la prima volta m’ero messa
dinanzi a una macchina da scrivere e m’ero innamorata delle parole che
uscivano come gocce, a una a una, poi restavano sul foglio bianco, a una
a una, e ogni goccia diceva una cosa che detta a voce sarebbe volata,
lì invece si condensava: buona o cattiva che fosse.Era stato come innamorarsi di un uomo mentre ami già un uomo, perder la
testa per lui e abbandonare l’altro: ben sapendo che l’altro è un uomo
migliore, un uomo più serio, un uomo col quale avresti potuto usar bene *******
Nessun commento:
Posta un commento