E'
un pezzo di John Lennon a cui sono particolarmente legata, un vero
capolavoro che considero il simbolo dell'unica interpretazione degna di
nota per quel che concerne il concetto di complementarietà delle varie
classi sociali.
""Working Class Hero" sembra il titolo di un
quotidiano di quest'oggi, invece il testo di questa canzone risale al
1970: segno evidente che, socialmente parlando, di effettivi progressi
non ce ne son stati.
Il senso delle parole di Lennon è stato però
spesso distorto poiché l'autore non inneggia ad una omologazione delle
varie classi sociali, come invece i più sono portati a credere, ma, in
realtà, il suo scopo è quello di dimostrare come l'abbattimento delle
differenze socioculturali, ed il conseguente annullamento del concetto
d'individuo, altro non sia che l'ennesima mossa strategica per rendere
le c.d. masse più facilmente controllabili e, dunque, addomesticabili.
Questa
canzone è quindi il triste esempio di come persino una riflessione di
questo tipo possa essere manomessa, nel suo senso originario, allo scopo
di farne oppio per tutte quelle coscienze fragili che si lasciano
manipolare da ideologie che sviliscono la percezione dell'individualità.
Lennon
stesso sottolinea come la libertà e l'assenza di suddivisioni in classi
sociali siano miti concepiti allo scopo di occultare l'individuale
mancanza di controllo sulle proprie vite, mentre la religione, la
sessualità sdoganata ovunque e in tutte le salse ed i mass media
rappresentano vere e proprie droghe che mirano a smorzare ogni possibile
desiderio di mutamento sociale.
La morale è che siamo noi stessi a
porci nella condizione di essere controllati con facilità nel momento
esatto in cui accettiamo che la nostra immaginazione venga soppressa.
Segue
la versione originale di Lennon, ma non ho potuto fare a meno di
postare anche la cover dei Green Day e non solo perché si tratta del mio
gruppo preferito in assoluto (adoro la chitarra incazzata e la voce
graffiante di Billie Joe Armstrong), ma anche e soprattutto per il senso
che hanno dato ad un capolavoro di tale portata grazie al loro impegno
nella questione del Darfur.
Buon primo maggio a tutti: a
lavoratori, disoccupati, precari, pensionati, casalinghe non retribuite
e, soprattutto, a chiunque conosca il senso della fatica vera..... (dal Web)
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