con gli occhi rivolti al cielo,
quell’infinito perdersi nel tempo.
Ricordi,
di fili sospesi nell’azzurro
e di uccelli posati,
come note su di un pentagramma.
Sentire intorno a me
quel cinguettìo melodico,
quasi fossero parole sussurrate.
Fragili ed esuli steli di rossi papaveri,
immersi nella fragranza di un campo di grano,
ondeggiare come un mare
colorato dai riflessi di un tiepido sole.
E nei medesimi ricordi,
nella circostanza di un affetto,
la figura di mani…
Mani che stringono
ed accompagnano per le strade della vita.
Mani forti e ruvide,
plasmate dagli anni
e temprate da percorsi e fatiche.
Paterne quelle mani,
che stringono in un abbraccio
quel frutto seminato
e raccolto dalle stesse.
Delicate nel momento,
per donare una carezza.
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