(Marco Nuzzo)
Ho eseguito un passo in avanti, ma tu hai fatto un passo indietro. L’amore è una partita a scacchi? Perché hai scelto il nero, mentre io sceglievo il bianco? Avresti potuto essere la regina bianca e avrei potuto essere il re, per te. La tua scelta ha segnato la mia disperazione, abisso della distruzione in tutto il mondo. L’amore è una partita a scacchi? Rabbia e angoscia mi hanno sommerso, la vita che un tempo era colorata è diventata in bianco e nero. Non vedi che siamo uguali? La tua bellezza corrisponde al mio fascino. La tua intelligenza corrisponde alla mia saggezza. Avremmo fondato un regno bellissimo. Con gioia e ritmo. Come era una volta il nostro cuore. L’amore è una partita a scacchi?
La leggenda racconta che una volta un re vinse una grande battaglia per difendere il suo regno, ma per vincere dovette compiere un’azione strategica in cui suo figlio perse la vita.
Da quel giorno il re non si diede più
pace perché avrebbe voluto poter trovare un modo per vincere senza
sacrificare la vita del figlio, e tutti i giorni rivedeva lo schema
della battaglia, ma senza trovare una soluzione.
Tutti cercavano di rallegrare il re, ma
nessuno ci riusciva. Un giorno venne al palazzo un bramino, Lahur Sessa,
che, per rallegrare il re, gli insegnò un gioco che aveva inventato: il
gioco degli scacchi.
Il re si appassionò a questo gioco e, a
forza di giocare, capì che non esisteva un modo di vincere quella
battaglia senza sacrificare un pezzo, suo figlio.
Allora il re fu finalmente felice e
chiese a Lahur Sessa quale voleva che fosse la sua ricompensa:
ricchezze, un palazzo, una provincia o qualunque altra cosa.
Il monaco rifiutò, ma il re insistette
per giorni, finché alla fine Lahur Sessa, guardando la scacchiera, gli
disse: – Tu mi darai un chicco di grano per la prima casella, due per la
seconda, quattro per la terza, otto per la quarta e così via -.
Il re rise di questa richiesta, dicendogli che poteva avere qualunque cosa e invece si accontentava di pochi chicchi di grano.
Il giorno dopo i matematici di corte
andarono dal re e gli dissero che per adempiere alla richiesta del
monaco non sarebbero bastati i raccolti di tutto il regno per ottocento
anni. Lahur Sessa aveva voluto in questo modo insegnare al re che una
richiesta apparentemente modesta poteva nascondere un costo enorme.
Comunque, una volta che il re lo ebbe
capito, il bramino ritirò la sua richiesta e divenne il governatore di
una delle province del regno.
Nessun commento:
Posta un commento