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Si
tratta di attività assolutamente legali e anzi, attivamente promosse
nella società consumistica occidentale alla quale
apparteniamo, rappresentando una nuova emergente forma di dipendenza
patologica che potremmo definire “di lusso” a causa della grande
componente economica che vi si lega.
Queste
forme di dipendenza non prevedono l’abuso di sostanze (ad esempio,
alcool o droghe) ma sono legate all’uso smodato di
oggetti o attività specifiche (sesso, sesso virtuale, shopping,
computer, TV, gioco ecc), tale da divenire il fulcro della vita
quotidiana della persona che ne è affetta, mettendone a repentaglio
la salute, le finanze, l’equilibrio psicologico e le relazioni
sociali e familiari.
Non
è mia intenzione affrontare in questa sede gli aspetti etici e
sociologici di questo fenomeno – sebbene molte di queste
attività vengano pubblicizzate legalmente persino dallo Stato –
quindi mi limiterò a trattarne gli elementi psicopatologici e
terapeutici.
Una delle forme di dipendenza più diffuse è il Gioco D’azzardo Patologico
(GAP). Circa l’80% della
popolazione adulta gioca o ha giocato a un gioco d’azzardo in
maniera “sociale”, quindi non necessariamente patologica. La prevalenza
di giocatori patologici nella popolazione
generale adulta (>18 anni) varia dall’1% al 3%. Nel 2006 in Italia
erano circa 700.000 i soggetti stimati che presentano un problema di
gioco d’azzardo patologico: l’85% di
questi erano di sesso maschile e quasi l’80% aveva un’età superiore
ai 40 anni. Relativamente agli adolescenti, secondo un’indagine
S.I.I.Pa.C. su circa 2.800 studenti di età compresa tra i 13 e
i 21 anni, quasi il 10% sono risultati essere giocatori problematici
e il 5% patologici (EURISPES, Rapporto Italia 2007, Percorsi di ricerca
nella società italiana).
Un
aspetto caratteristico del GAP è la comorbiltà che il disturbo presenta
con altre forme di abuso o dipendenza: consumo di
alcol e/o di altre sostanze psicotrope legali e/o illegali e con
altre patologie psichiatriche e comportamentali quali depressione e
bipolarismo, disturbi d’ansia e disturbo da deficit di
attenzione iperattività (ADHD) o disturbi della personalità di tipo
Narcisistico, Antisociale e Borderline. Questi soggetti sono
caratterizzati dal bisogno di sostenere una intensa attività
fisica e mentale come forma di stimolazione ed autogratificazione ed
è per la stessa ragione che tendono ad abusare di sostanza psicotrope.
Sono inoltre tipicamente associate tipiche
distorsioni del pensiero: negazione, superstizione,
eccessiva fiducia nelle proprie possibilità di vincita, smodata
convinzione di avere controllo e potere sulle proprie
attività. Dal punto di vista squisitamente medico, questi soggetti
presentano un aumentato rischio di sviluppare patologie quali
ipertensione, ulcera peptica ed emicrania.
IL GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO è un disturbo del comportamento ed il DSM-IV lo inserisce nella categoria diagnostica dei disturbi del controllo degli
impulsi. Esso ha inoltre una specifica attinenza clinica con le dipendenze, essendo considerato come una forma di “dipendenza senza sostanze”.
Il giocatore patologico, infatti,
sviluppa una crescente dipendenza dal gioco che si manifesta con
l’aumento della frequenza e della durata delle giocate, associato
all’aumento dell’impegno economico legato alle giocate stesse.
Compare presto il desiderio di aumentare la portata delle giocate
per sentirsi più eccitato, ed il successivo tentativo di recuperare le
somme perse attraverso l’aumento dell’investimento
economico che esse comportano. Il giocatore finisce con il chiedere
in prestito denaro indebitandosi, dedicandosi quasi unicamente
all’attività di gioco a discapito della vita sociale, familiare
e lavorativa. Ogni allontanamento dall’attività di gioco diventa
doloroso e comporta un aumento dell’ansia associato all’impulso
irrefrenabile di giocare di nuovo.
Se sono presenti contemporaneamente almeno cinque dei seguenti sintomi, si pone diagnosi di gioco d’azzardo
patologico (DSM-IV, 1994):
- È eccessivamente assorbito dal gioco d’azzardo (per esempio, è continuamente intento a rivivere esperienze trascorse di gioco, a valutare o pianificare la prossima impresa di gioco, a escogitare i modi per procurarsi denaro con cui giocare)
- Ha bisogno di giocare somme di denaro sempre maggiori per raggiungere lo stato di eccitazione desiderato
- Ha ripetutamente tentato di ridurre, controllare o interrompere il gioco d’azzardo, ma senza successo
- È irrequieto o irritabile quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo
- Gioca d’azzardo per sfuggire problemi o per alleviare un umore disforico (per esempio, sentimenti di impotenza, colpa, ansia, depressione)
- Dopo aver perso al gioco, spesso torna un altro giorno per giocare ancora (rincorrendo le proprie perdite)
- Mente ai membri della propria famiglia, al terapeuta, o ad altri per occultare l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco d’azzardo
- Ha commesso azioni illegali come falsificazione, frode, furto o appropriazione indebita per finanziare il gioco d’azzardo
- Ha messo a repentaglio o perso una relazione significativa, il lavoro, oppure opportunità scolastiche o di carriera per il gioco d’azzardo
10. Fa
affidamento sugli altri per reperire il denaro per alleviare una
situazione economica disperata causata dal gioco (una “operazione di
salvataggio”).
Le cause
del GAP sono da ricercarsi nell’ambito dell’educazione familiare e
nella presenza di altri
disturbi psicologici. Infatti, vivere in una famiglia all’interno
della quale il gioco è abituale rappresenta un fattore predisponente e
di minor protezione verso i comportamenti di gioco
compulsivo. Anche i disturbi economici possono indurre il soggetto a
tentare il tutto-per-tutto nel gioco, rischiando di avviare un circolo
vizioso in cui gioca ormai per tentare di recuperare il
denaro perso.
Il
meccanismo caratteristico della compulsione – quindi anche del GAP – è
il bisogno di emettere un determinato
comportamento al fine di alleviare l’ansia crescente che si
sviluppa, creandosi un circolo vizioso in cui l’eccitazione legata al
gioco è il motivo per il quale il giocatore perpetra il gioco
stesso.
Dal punto di vista della fisiologia,
nel GAP sono coinvolti i meccanismi neurotrasmettitoriali legati a
Noradrenalina, Serotonina e Dopamina, neurotrasmettitori legati ai
delicati e complessi meccanismi regolatori del piacere e legati al
sistema limbico, coinvolto nel “sistema della ricompensa”. Il
funzionamento alterato di questi sistemi rende il giocatore capace
di trarre piacere esclusivamente da attività intensamente eccitanti e
“rischiose”, cioè ad elevato contenuto emozionale. Quali
quelle appunto legate alla forte eccitazione provata nel “giocarsi
tutto”.
Questo
disturbo si sviluppa di solito in maniera insidiosa, iniziando con
forme di gioco socialmente accettate e promosse
(vedi i giochi promossi dallo Stato), per divenire gradualmente una
forma di vera e propria dipendenza, con tutte le tristi e gravi
conseguenze che ne derivano. Solitamente gli uomini iniziano a
giocare nella tarda adolescenza, prima delle donne le quali iniziano
a giocare in età più matura. Il decorso di questo disturbo è purtroppo
cronico e ciclico, con ricadute in periodi di stress o
depressione, e tendenza all’aumento della frequenza, della durata e
dell’ammontare delle giocate.
La terapia del GAP prevede l’associazione del trattamento psichiatrico farmacologico (con farmaci stabilizzatori dell’umore,
antidepressivi) con un trattamento psicoterapeutico che valuti eventuali disagi intrapsichici o relazionali per permetterne l’elaborazione
consapevole ed eliminare le motivazioni che inducono al gioco.(Art. dott.Annalisa Barbier)
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